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Salvia e Rosmarino.. tutti i loro segreti!

In questo articolo parleremo di Rosmarino e Salvia, due erbe aromatiche facili da coltivare in campagna e in città e ottime alleate per la cucina e per la salute.

Il Rosmarino (Rosmarinus officinalis) e la Salvia sono della stessa famiglia del timo e della menta, le Lamiaceae.

Il rosmarino, noto col nome volgare di Ramerino o Ramerrino, ha la forma di arbusto ed è originario di tutta la zona europea ed asiatica, è spontaneo nell’area mediterranea nei dirupi sassosi e assolati dell’entroterra, dal livello del mare fino alla zona collinare, ma si è acclimatato anche nella zona dei laghi prealpini e nei luoghi sassosi e collinari.

La salvia racchiude sotto questo nome circa un migliaio di varietà di questa pianta: alcune specie hanno applicazione nell’alimentazione o in erboristeria. Alcune specie (come la Salvia Divinorum) contengono sostanze allucinogene, altre hanno usi ornamentali: tra le più nota la Salvia Splendens e la Salvia Elegans. La più conosciuta rimane comunque la Salvia Officinalis, usata in cucina, nei decotti e bellissima anche in giardino perchè rigogliosa e fiorente.

Addentriamoci nella loro storia:

L’etimologia del nome rosmarino è controversa ma ricca di suggestioni: sicuramente la parola è apparentata con “mare”, vicino al quale la pianta cresce. Secondo alcuni etimologi “ros” deriverebbe da rugiada, così da rendere il composto come “rugiada del mare”, altri invece indica “ros” come una storpiatura di “rosa”, altri riportano ulteriori accezioni, da “rhus”, ramoscello, arbusto.

Da sempre sono riconosciute a tale pianta virtù sacrali e terapeutiche, al di là dell’ampio uso che ne fa l’arte culinaria. Se per gli egizi era la pianta dell’immortalità, all’interno della complessa mitologia domestica romana con il rosmarino si incoronavano le statuette dei Lari, geni familiari della casa. Sia nell’Europa mediterranea che in quella del Nord il rosmarino risulta usato nei riti funerari.

La pianta, inoltre, nel linguaggio dei fiori e nella medicina popolare è portatrice di felicità, anche posta direttamente sulla pelle. Da sempre gli sono riconosciute virtù antireumatiche, antisettiche, antispasmodiche, toniche, diuretiche. Risulta utile anche contro il colesterolo, l’impotenza e la memoria. Tali preparati derivano dall’olio essenziale, o dalle infusioni, per distillazioni successive di rametti e fiori.

 Riferimenti al rosmarino si trovano in numerosi testi letterali, come nelle Metamorfosi di Ovidio:

La storia ha inizio quando Venere, per vendicarsi di Apollo che l’aveva scoperta con Marte, lo fece innamorare pazzamente di una mortale, una principessa araba, Leucotoe, figlia del re di Persia Orcàme e di Eurinome. Apollo non ebbe più pace, bruciava di passione, ma la fanciulla non era mai sola, dovette quindi ricorrere ad uno stratagemma: si trasformò nella madre della fanciulla e riuscì così ad entrare nella stanza dove in compagnia delle ancelle Leucotoe stava tessendo. Con una scusa le fece uscire tutte e non appena rimase solo con lei diede sfogo alla sua passione. Ma Clizia, una ninfa innamorata di Apollo, per vendicarsi di essere stata respinta in seguito a quel nuovo amore, rivelò il segreto al padre della giovane, che non era affatto disposto a tollerare la cosa, e la condannò a morte, una morte atroce, per punirla della sua debolezza, e la fece seppellire viva. Apollo non aveva i poteri di riportarla in vita e fece l’unica cosa in suo potere.. deviare i raggi del sole facendoli penetrare nella tomba perché Leucotoe potesse avere un po’ di luce. Sotto il calore del sole, le spoglie della infelice fanciulla si trasformarono lentamente in una pianta dal profumo intenso, dalle foglioline sottili e dai fiori viola azzurri. Da questa leggenda i greci e i romani coltivarono il rosmarino come simbolo dell’immortalità e i rami venivano messi nelle mani dei defunti e poi bruciati in sostituzione dell’incenso, soprattutto fra i poveri che non avevano la possibilità di acquistarlo.

Nell’Amleto di Shakespeare, il riferimento che troviamo è di Ofelia, che donando a Laerte un ramo di rosmarino, ne preannuncia le proprietà: “Questo è per la rimembranza, vi prego, amore, ricordate…”, riferendosi alle capacità del rosmarino di stimolare la memoria, poiché esso agisce come tonico della circolazione sanguigna, in particolare per uso esterno.

Infine per delineare altre credenze sul rosmarino possiamo dire che nel Medioevo veniva usato per scacciare spiriti maligni e streghe durante i riti esoterici, e per molto tempo è stato utilizzato come amuleto per schermarsi dalle forze maligne e dalle malattie.
Il suo profumo, molto persistente, era equiparato al ricordo, alla costanza, alla devozione, alla memoria; veniva perciò usato nei filtri d’amore per incantare il cuore ed attirare i ricordi amorosi.

Il percorso semantico della salvia è molto più diretto: è la salvezza, simbolo evidentemente ispirato dalle innumerevoli proprietà medicinali di alcune delle specie.
Infatti le proprietà terapeutiche e medicinali di questa pianta erano note già dagli antichi, che la ritenevano in grado di curare ogni male: da qui il nome, originato dal termine latino salvus (che significa sano).
I Galli, ad esempio, ritenevano che la salvia avesse la capacità di guarire tutte le malattie e che agisse efficacemente da “deterrente” contro febbre e tosse. Alcuni addirittura credevano che avesse il potere di resuscitare i morti e per questo veniva anche utilizzata nella preparazione di riti magici. I Romani la consideravano una pianta sacra tanto che esisteva un vero e proprio rito per la raccolta (che spettava a pochi eletti), i quali dovevano addirittura indossare un abbigliamento particolare dopo aver compiuto sacrifici. I cinesi ritenevano che la salvia fosse in grado di “regalare” la longevità: nel XVII secolo, un cesto di foglie di salvia veniva scambiata dai mercanti olandesi con tre cesti di tè. Nella medicina popolare, già nel Medioevo, veniva usata come cicatrizzante sulle ferite e piaghe difficili da rimarginare.

 Un altro aspetto da raccontare della salvia, e in particolare della specie detta divinorum, è la caratteristica di allucinogeno psicoattivo: La salvinorina A, presente nelle foglie della pianta, è attualmente oggetto di studio poiché non si possiede ancora un quadro preciso degli effetti della molecola, ma di certo ha effetti psicotici.

La Salvia Divinorum è di origine sudamericana ed è stata utilizzata dagli Aztechi: storicamente per gli sciamani Mazatec impersona una divinità femminile e veniva utilizzata come oracolo, ci si rivolgeva alla divinità per chiedere consiglio, per sapere dove ritrovare oggetti smarriti o rubati.

La Salvia Divinorum è vietata in Italia, ma come tutti gli psicotici naturali ha effetti che hanno durate variabili e le controindicazioni conosciute per tutti gli allucinogeni generalmente legate alla perdita di percezione del proprio corpo, come cadute o urti.

 La Salvia Sclarea è una delle specie di salvia che più si è inselvatichita nel territorio italiano, presenta un arbusto molto alto, delle foglie larghe e dei fiori corposi, molto attraenti per le api. La sua coltura è principalmente destinata a produrre un olio essenziale utilizzato nella fabbricazione di vermuth, di liquori o di profumi. È stato usata anche per aromatizzare il vino, per intesificare l’aroma di Moscato. Nelle birre inglesi, la sclarea è stata usata come aroma prima che l’uso del luppolo divenisse comune. È stata usata anche per aromatizzare alcuni prodotti del tabacco.

La salvia ed il rosmarino possono essere coltivati vicini, anche in vaso, in cortile, sul balcone, oltre che nell’orto o nel giardino.

Qui potete vedere il mio travaso primaverile di queste due erbe aromatiche… con un germoglio di menta intrusa… 🙂

Crema di ceci al rosmarino e pancetta croccante

Ricetta per 4 persone

300 gr di ceci, 2 litri di brodo vegetale, 1 carota, 1 patata, 1 porro, 70 gr di pancetta, 1 rametto di rosmarino, sale, olio e.v.o.

Mettere a cuocere i ceci, dopo averli messi a bagno per una notte, con tre volte di acqua rispetto il loro volume. Cuocere finchè non inizieranno a rompersi.

Preparare il brodo vegetale con carota, patata, porro e farlo bollire per almeno 1 ora.

Una volta cotti i ceci aggiungere le foglie di rosmarino, uno spicchio di aglio, due prese di sale e un filo d’olio.

Aggiungere il brodo vegetale.

Frullare il tutto fino ad ottenere una crema omogenea.

Servire con pancetta croccante sopra un filo d’olio e.v.o e foglie di rosmarino tritate finissime.

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Polpette di carne di vitello con fiori di rosmarino

Ingredienti per 4 persone

400 gr di carne di vitello macinata, 1 panino bagnato di latte, 1 cucchiaio scarso di fiori di rosmarino (lasciare qualche fiore da parte per presentare il piatto)

2 cucchiai di parmigiano, 2 uova, sale e pepe.

In un contenitore unire la carne macinata con il panino ammorbidito nel latte e sbriciolato, aggiungere i fiori di rosmarino tritati, le uova e il parmigiano.

Salare, pepare e mescolare bene tutti gli ingredienti.

Formare con questo impasto delle piccole polpette e cuocere in forno a 180 gradi per 15/20 minutì.

Servire le polpettine calde infilate in uno stecchino sopra delle patate tagliate a fette e cotte al forno e abbellire il piatto con fiori di rosmarino sparsi.

Frittura di foglie di salvia Sclarea

Ricetta per 4 persone

4/6 foglie di salvia sclarea tagliata in 4 o 5 pezzi.

Farina di grano tenero tipo 0

Acqua gassata gelata.

Sale

Olio di semi di arachide

Tagliare le foglie di salvia dopo averle lavate e asciugate.

Fare una pastella abbastanza consistente con la farina, l’acqua e l’aggiunta di sale.

Ricoprire bene bene ogni pezzo di foglia con la pastella e friggere subito con l’olio caldissimo.

Far scolare bene la frittura e servire subito.

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